Ho trovato questo articolo della prof.ssa Marisa Pavone. Una riflessione che va...oltre |
Per l’allievo in situazione di handicap la frequenza scolastica trova la direzione di senso e la scansione dei traguardi intermedi nel Piano educativo elaborato per ciascun allievo: un progetto-programma che, come si sa, pur affermando la priorità e la specificità dello sguardo pedagogico, accanto alla dimensione educativa contempla anche gli interventi sanitari, riabilitativi e sociali di competenza degli operatori dell’extrascuola. In virtù della pluridimensionalità dei bisogni del disabile, l’orizzonte della progettazione personalizzata non può essere circoscritto alla scuola, ma muovendo dall’ottica formativa, punta “a sollecitare un progetto di vita globale per la persona che c’è, nella sua unità e globalità, consapevole che essa è in divenire e possiede comunque risorse originali, sorprendenti e creative che è professionalità scoprire e valorizzare” . Da alcuni anni, gli esperti di pedagogia Speciale inseriscono il Piano educativo finora detto individualizzato nel contesto più ampio del “progetto di vita”.Ma un conto è ampliare la prospettiva della progettazione individualizzata includendo i vissuti familiari, gli interventi medici e terapeutici, le iniziative culturali, ricreative, di tempo libero. Discorso ben diverso è tentare di dialogare con il futuro, cercare di anticipare un “progetto di vita” che va ben oltre il tempo della scuola, per proiettarsi nella vita adulta. Se già per gli insegnanti è impegnativa l’impresa di decentrarsi dal proprio punto di vista, per tenere conto anche di ciò che accade al minore in casa e nel quartiere (alla ricerca di una sinergia orizzontale), ancora più arduo è condurre l’attività didattica quotidiana coltivando nella mente l’immagine dell’alunno in difficoltà come futuro adulto (in una traiettoria verticale).Il progetto di vita è un mix inscindibile di pensieri e di sentimenti, nel quale immaginario e intenzionalità programmatica si bilanciano e si completano mutando lentamente nelle loro proporzioni.Il progetto di vita implica “un pensare doppio”, nel senso di “immaginare, fantasticare, desiderare, aspirare, volere”, e contemporaneamente “preparare le azioni necessarie, prevedere le varie fasi, gestire i tempi, valutare i pro e i contro, comprendere la fattibilità”: comporta la coesistenza di un “pensiero progettuale caldo” e di un “pensiero progettuale freddo”.
Il ruolo identifica ciò che lega il singolo alla complessità del contesto; è ancora il ruolo che regola il rapporto tra le persone. Nell’istituzione scolastica il ruolo del minore coincide con l’essere studente: la scuola è comunità di apprendimento per tutti gli allievi, compreso il disabile. Ma la scuola ha anche, tra le sue finalità, quella di preparare all’inserimento nella società adulta, e a trovare in essa un’identità e un ruolo lavorativo. Diventare cittadini, conquistare un’identità sociale, raggiungere un’autonomia adeguata, acquisire competenze culturali di base, conseguire capacità di comunicazione idonee, apprendere le abilità necessarie per un inserimento proficuo nel mondo del lavoro, rappresentano certamente degli itinerari molto ardui da solcare, ma indispensabili se pensiamo di favorire la formazione globale, integrale dell’uomo.
|
Luce
mercoledì 29 maggio 2013
domenica 26 maggio 2013
venerdì 26 aprile 2013
domenica 21 aprile 2013
Iscriviti a:
Post (Atom)